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Bonus prima casa in comunione dei beni: ecco le novità della Cassazione

Per usufruire del bonus è necessario che marito e moglie in comunione dei beni soddisfino entrambi i requisiti richiesti dall'agevolazione. 

Chi ha comprato casa o è sul punto di farlo, sa quanto uno sconto possa fare la differenza, soprattutto in termini di carico fiscale. Sconto che la legge ammette però solo sull’acquisto della prima casa e a patto che non la si venda per i cinque anni consecutivi e che non si abbiano altri immobili di proprietà sullo stesso Comune o, nel territorio nazionale, acquistati con la stessa agevolazione fiscale.   È il cosiddetto bonus prima casa che rappresenta uno degli aiuti più importanti che lo Stato concede in favore di chi sostiene una spesa nel campo del mattone (ad esso si aggiungono anche le detrazioni fiscali sui mutui, sulle spese di ristrutturazione, sull’acquisto dei mobili e degli elettrodomestici, ecc.).


Ma cosa succede quando a richiedere il bonus è una coppia sposata che vuole destinare l'immobile acquistato ad abitazione coniugale? Semplice: per poter usufruire del bonus prima casa, è necessario che a rispettare i requisiti richiesti dalla legge siano entrambi i coniugi. L'ha chiarito la Cassazione con ordinanza n. 14326/18 del 5 giugno 2018, con una decisione che va in senso opposto a quello che è stato l’orientamento della giurisprudenza sino ad oggi.



Bonus prima casa: quali requisiti

La Corte ha precisato che i requisiti necessari all'ottenimento del bonus devono essere presenti in capo ad entrambi i coniugi e non solo a uno dei due. Quindi, se uno dei due coniugi non rispetta le condizioni richieste, l’agevolazione fiscale salta.

In pratica questo significa che:

  •  I coniugi devono avere la residenza nel Comune ove si trova l’immobile da acquistare o ve la devono trasferire nei 18 mesi successivi;

  • Entrambi i coniugi non devono possedere altre case nello stesso Comune ove si trova quella da acquistare;

  • Entrambi i coniugi non devono avere, in tutta Italia, un’altra casa acquistata con il bonus prima casa, salvo venderla entro un anno.

Tutte dichiarazioni, queste, che devono essere riportate nell’atto pubblico di acquisto (il “rogito”) e che devono essere rilasciate sia dalla moglie che dal marito: insomma, non è nemmeno sufficiente che le dichiarazioni siano rilasciate da uno solo dei coniugi.


Un cambio di rotta

La Cassazione ha così ribaltato il proprio punto di vista rispetto alla precedenti interpretazioni secondo cui era sufficiente che solo uno dei coniugi godesse dei requisti prescritti dalla legge per beneficiare dell’agevolazione “prima casa” quando comprano un’abitazione.  


Così facendo, si è andata a uniformare con quella che è già da tempo la prassi degli uffici del fisco. L'Agenzia delle Entrate infatti non ha mai infatti avuto dubbi a riguardo: l’agevolazione compete nei limiti del 50%, cioè per il solo coniuge che possiede il requisito.


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